In molti sono concordi: c’è un prima e un dopo Covid. Sarà che la pandemia sta durando più del previsto; sarà che molti presupposti c’erano già: fatto sta che l’emergenza sanitaria sta spazzando via molte nostre abitudini consolidate da generazioni, come quella di andare in ufficio tutte le mattine.

Benvenuti nell’era dello smart working. I dati e i trend sono lì a dimostrarlo: il cosiddetto lavoro agile è arrivato per restare e avrà un grosso impatto sulla nostra organizzazione sociale ed economica.

Come prepararsi ad una simile rivoluzione?

Chi se ne intende non da oggi ripete che smart working non vuol dire lavorare da casa come si fa in ufficio.

Prima ancora che una riqualificazione tecnica, serve un cambiamento epocale di mentalità e approccio. Certo, bisogna sapere usare un computer; conoscere software e App; avere un minimo di dimestichezza con le nuove tecnologie. Ma più di tutto servono buone soft skill, cioè abilità trasversali, attitudini, caratteristiche personali.

Nello smart working non si lavora più per quantità di tempo ma per qualità ed efficacia, nonché per obiettivi. Ne consegue che allo smart worker è richiesto un surplus di capacità organizzative, autonomia e gestione del tempo.

Ma se servono gli smart worker, servono anche degli smart leader.

Secondo gli esperti di Gestione delle Risorse Umane, infatti, il lavoro agile parte dal management.
Quali competenze deve avere un vero smart leader? Secondo Seedble (che dal 2011 porta lo Smart Working nelle aziende), deve

  • spostare il suo focus dal controllo alla fiducia
  • avere una visione di lungo periodo
  • saper coinvolgere e incentivare il lavoro di squadra
  • responsabilizzare le persone.

In poche parole: deve saper delegare.

Se la delega è già oggi una delle competenze manageriali più utili per gestire un gruppo di lavoro in modo efficace, lo sarà ancora di più nel prossimo futuro, quando il leader si troverà ad avere a che fare con persone che, potenzialmente, si trovano all’altro capo del mondo.

Ma si fa presto a dire delega.

Delegare, infatti, non significa semplicemente scaricare il lavoro su altre persone, ma implica un processo ragionato e condiviso – da predisporre per tempo e non quando si è costretti dalla contingenza del momento – in cui entrano in gioco fattori cruciali come la gestione delle persone, la gestione dei processi e la comunicazione.

E’ lo sviluppo di un nuovo mindset e di un nuovo sistema organizzativo.

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